PRESENTATION OUTLINE
Definizione: l'accento è l'innalzamento della voce su una sillaba di una parola.
L'accento tonico è l'innalzamento del tono di voce nella pronuncia di una sillaba rispetto alle altre sillabe della parola
Le sillabe su cui non cade l'accento si chiamano atone
Nella lingua italiana l'accento è mobile, infatti può cadere su una qualsiasi sillaba
Le parole si distinguono in:
tronche: l'accento cade sull'ultima sillaba, ad es.: bontà, virtù
Piane: l'accento cade sulla penultima sillaba, ad es.: amore, pane
Sdrucciole: l'accento cade sulla terzultima sillaba, ad es.: tavolo, ballano.
Bisdrucciole: l'accento cade sulla quartultima sillaba, ad es.: telefonami
Trisdrucciole: l'accento cade sulla quintultima sillaba, ad es.: ordinaglielo
Le parole atone, prive di accento, sono dei monosillabi che si appoggiano ad altre parole.
Le parole atone si chiamano "proclitiche" quando si appoggiano alle parole che seguono.
Articoli determinativi, particelli pronominali, avverbi, preposizioni, congiunzioni, sono proclitiche.
Le parole atone che si appoggiano alle parole che le precedono si chiamano enclitiche.
Le parole enclitiche sono: le particelle pronominali e gli avverbi. Esempi: "scrivimi", "vacci".
L'accento tonico, che solitamente non si segna, è obbligatorio in alcuni casi:
sulle parole tronche; sui monosillabi che terminano con due vocali; su alcuni monosillabi, per distinguerli da altri che hanno un diverso significato.
L'accento tonico non si segna mai: sui monosillabi che terminano con una sola vocale e sugli avverbi "qui" e "qua".
Sulle parole omografe (cioè che si scrivono allo stesso modo ma che hanno significati diversi), l'accento grafico è facoltativo.
Ancora, è facoltativo sui plurali dei nomi in "io"; sulle forme "dò", "dài", "dànno"; e infine sul pronome "sé".